Enrico Malgi alla scoperta dei vini Tenuta Marchese Cardone in una recensione completa del 2019 riportata sul famoso blog Luciano Pignataro.
Bene ogni tanto si torna volentieri a casa, anche se non manca una punta di rammarico. Per la grande estensione geografica che lo caratterizza e per le enormi potenzialità che possiede, il Cilento è fin troppo timido e timoroso quando si parla di viticoltura. Troppo poche ancora le aziende presenti sul territorio e minimale la proposta vitivinicola, seppur connotata da ottima qualità e con vette di assoluta eccellenza. Ma è proprio per questo che si potrebbe e si dovrebbe fare certamente di più.
Ogni tanto, però, brilla un fascio di luce nell’oscurità, con la nascita di qualche sporadica, minuscola e nuova azienda, come mi è capitato di incontrare in questi giorni. Si tratta dell’azienda agricola Tenuta Marchese Cardone di Agropoli, nata negli anni ’70 con altra denominazione per merito di Franco Cardone, che cominciò ad imbottigliare il vino delle sue vigne a Prignano Cilento, senza passare per le forche caudine del conferimento delle uve alla Cantina Sociale di Rutino. Tre ettari vitati, tre ettari di ficheto, con cui si produce una sopraffina qualità di fichi freschi e secchi esportati in tutto il mondo, e sette ettari di oliveto, da cui si ricava un altrettanto ottimo olio evo, rappresentano il patrimonio rurale di questa azienda, il cui attuale titolare è il giovane agronomo ventisettenne Francesco Cardona.
Quattro le etichette proposte: due di Aglianico, una di Fiano ed un Rosato di Aglianico, per un totale di 4.500 bottiglie prodotte. In questi giorni ho avuto l’occasione di assaggiare le prime tre, non essendo ancora pronto il rosato, presso il Ristorante Le Macine di Ascea Marina in una serata conviviale.
Isca Grande Fiano Paestum Igp 2017. Maturazione per cinque mesi in acciaio e poi elevazione in bottiglia. Prezzo finale di 10,00 euro.
Luminoso il bel colore giallo paglierino. Sorprendente l’impatto olfattivo, che si dimostra subito intrigante e complesso soprattutto per le fruttuosità e florealità. E così compositi profumi di pesca gialla, mandarino, susina, mandorla, fico, mela cotogna, ginestra, biancospino e gelsomino fanno a gara per poter emergere. In bocca arriva un sorso fresco, morbido, affusolato, elegante, gentile ed agrumato, che aggrazia le papille gustative. Polposità, succosità, sapidità e delicatezza vanno a disegnare poi un arco netto e lineare. Retroaroma impertinente e piacevole. Sarà ancora meglio tra qualche anno. Su piatti a base di pesce e latticini.
Donna Matilde Rosso Paestum Igp 2015 (dedicato alla nonna di Francesco). Otto mesi in acciaio e quattro in vetro. Prezzo finale di 7,00 euro.
Colore rosso rubino scintillante. Bouquet di ottima presa, laddove espande i suoi pregevoli profumi di frutta rossa e nera, piccola e media, come la marasca, la prugna, il ribes ed il mirtillo, che vanno poi ad incrociarsi con voluttuose sensazioni floreali e vegetali. Coté sapido. Sulla lingua plana un sorso ben delineato e deciso in tutte le sue modulate composizioni gustative e per questo sciorina freschezza, morbidezza, eleganza, sensualità, rotondità ed equilibrio. Tannini dolci e gradevoli. Chiusura reattiva e persistente. Da preferire su piatti di pasta al sugo, risotto ai funghi porcini e carne rossa e bianca.
Don Franco Cilento Aglianico Dop 2016. Vino dedicato a nonno Franco venuto a mancare nel 1997. Maturazione avvenuta attraverso contenitori di acciaio per nove mesi e un anno di barriques di rovere francese e poi elevazione in boccia. Prezzo finale di 10,00 euro.
Colore rosso rubino, leggermente screziato di porpora. Appeal aromatico intraprendente e sincero. Costumanze odorose di piccole drupe del sottobosco, di ciliegia e di viola. Sentori di macchia mediterranea. Respiro salino e minerale. Venature empireumariche, balsamiche, mentolate, grafitiche e speziate. La lingua impatta un sorso corretto, tagliente, glicerico e ben cesellato. Finezza tannica ottimamente evoluta. Frutto croccante e gustoso. Palato bene strutturato e calibrato, senza indulgere a prove di forza. Allure sensuale. Finale sapientemente articolato ed accattivante. Tanta carne.
In definitiva devo sottolineare che ho molto gradito questi tre vini. Il ragazzo, con l’ausilio del navigato enologo agropolese Pippo Greco, ci sa fare davvero, è determinato, preparato e volitivo. Ad majora allora!
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La scoperta dei vini Cardone by Luciano Pignataro
Enrico Malgi alla scoperta dei vini Tenuta Marchese Cardone in una recensione completa del 2019 riportata sul famoso blog Luciano Pignataro.
Bene ogni tanto si torna volentieri a casa, anche se non manca una punta di rammarico. Per la grande estensione geografica che lo caratterizza e per le enormi potenzialità che possiede, il Cilento è fin troppo timido e timoroso quando si parla di viticoltura. Troppo poche ancora le aziende presenti sul territorio e minimale la proposta vitivinicola, seppur connotata da ottima qualità e con vette di assoluta eccellenza. Ma è proprio per questo che si potrebbe e si dovrebbe fare certamente di più.
Ogni tanto, però, brilla un fascio di luce nell’oscurità, con la nascita di qualche sporadica, minuscola e nuova azienda, come mi è capitato di incontrare in questi giorni. Si tratta dell’azienda agricola Tenuta Marchese Cardone di Agropoli, nata negli anni ’70 con altra denominazione per merito di Franco Cardone, che cominciò ad imbottigliare il vino delle sue vigne a Prignano Cilento, senza passare per le forche caudine del conferimento delle uve alla Cantina Sociale di Rutino. Tre ettari vitati, tre ettari di ficheto, con cui si produce una sopraffina qualità di fichi freschi e secchi esportati in tutto il mondo, e sette ettari di oliveto, da cui si ricava un altrettanto ottimo olio evo, rappresentano il patrimonio rurale di questa azienda, il cui attuale titolare è il giovane agronomo ventisettenne Francesco Cardona.
Quattro le etichette proposte: due di Aglianico, una di Fiano ed un Rosato di Aglianico, per un totale di 4.500 bottiglie prodotte. In questi giorni ho avuto l’occasione di assaggiare le prime tre, non essendo ancora pronto il rosato, presso il Ristorante Le Macine di Ascea Marina in una serata conviviale.
Isca Grande Fiano Paestum Igp 2017. Maturazione per cinque mesi in acciaio e poi elevazione in bottiglia. Prezzo finale di 10,00 euro.
Luminoso il bel colore giallo paglierino. Sorprendente l’impatto olfattivo, che si dimostra subito intrigante e complesso soprattutto per le fruttuosità e florealità. E così compositi profumi di pesca gialla, mandarino, susina, mandorla, fico, mela cotogna, ginestra, biancospino e gelsomino fanno a gara per poter emergere. In bocca arriva un sorso fresco, morbido, affusolato, elegante, gentile ed agrumato, che aggrazia le papille gustative. Polposità, succosità, sapidità e delicatezza vanno a disegnare poi un arco netto e lineare. Retroaroma impertinente e piacevole. Sarà ancora meglio tra qualche anno. Su piatti a base di pesce e latticini.
Donna Matilde Rosso Paestum Igp 2015 (dedicato alla nonna di Francesco). Otto mesi in acciaio e quattro in vetro. Prezzo finale di 7,00 euro.
Colore rosso rubino scintillante. Bouquet di ottima presa, laddove espande i suoi pregevoli profumi di frutta rossa e nera, piccola e media, come la marasca, la prugna, il ribes ed il mirtillo, che vanno poi ad incrociarsi con voluttuose sensazioni floreali e vegetali. Coté sapido. Sulla lingua plana un sorso ben delineato e deciso in tutte le sue modulate composizioni gustative e per questo sciorina freschezza, morbidezza, eleganza, sensualità, rotondità ed equilibrio. Tannini dolci e gradevoli. Chiusura reattiva e persistente. Da preferire su piatti di pasta al sugo, risotto ai funghi porcini e carne rossa e bianca.
Don Franco Cilento Aglianico Dop 2016. Vino dedicato a nonno Franco venuto a mancare nel 1997. Maturazione avvenuta attraverso contenitori di acciaio per nove mesi e un anno di barriques di rovere francese e poi elevazione in boccia. Prezzo finale di 10,00 euro.
Colore rosso rubino, leggermente screziato di porpora. Appeal aromatico intraprendente e sincero. Costumanze odorose di piccole drupe del sottobosco, di ciliegia e di viola. Sentori di macchia mediterranea. Respiro salino e minerale. Venature empireumariche, balsamiche, mentolate, grafitiche e speziate. La lingua impatta un sorso corretto, tagliente, glicerico e ben cesellato. Finezza tannica ottimamente evoluta. Frutto croccante e gustoso. Palato bene strutturato e calibrato, senza indulgere a prove di forza. Allure sensuale. Finale sapientemente articolato ed accattivante. Tanta carne.
In definitiva devo sottolineare che ho molto gradito questi tre vini. Il ragazzo, con l’ausilio del navigato enologo agropolese Pippo Greco, ci sa fare davvero, è determinato, preparato e volitivo. Ad majora allora!
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